статья
Claudio Mutti
IL SOGNO DELL'IMPERO EURASIATICO
UNGERN KHAN
Il barone Ungern Sternberg и uno di quei personaggi storici i
quali non alla storiografia debbono la loro fama, quanto piuttosto
alla leggenda che intorno a loro si и venuta creando. Dal noto
libro di Ossendowski Bestie, uomini e dиi 1 alle biografie romanzate
di Pozner 2 e Krauthoff 3, che attrassero rispettivamente l' attenzione
di Guйnon 4 e di Evola 5; dal film sovietico Ego zovut Suche Batur,
diretto nel 1942 da Aleksandr Zarchi e Josif Chejfiz (con Nikolaj
Cerkasov nei panni
dell' eroe negativo Ungern) ai fumetti di Hugo Pratt 6 della serie
Corto Maltese; dai romanzi di Jean Mabire 7 e di Renato Monteleone
8 fino alla pittura dell' artista siberiano Evgenij Vigiljanskij,
abbondano le testimonianze del fascino esercitato dalla figura
del "barone sanguinario". Nella Russia di oggi, dove
Leonid Juzefovich 9 ha pubblicato la piщ recente biografia del
Barone, il mito di Ungern и particolarmente vivo presso le correnti
eurasiatiste e imperiali, che guardano a questo personaggio come
ad un loro precursore. Il carattere piщ leggendario che storico
di questa figura sembra riflettersi nella stessa incertezza dei
dati biografici. Secondo la Grande Enciclopedia Sovietica, Roman
Fлdorovich Ungern von Sternberg nacque il 10 (22) gennaio 1886
nell' isola di Dagц (oggi Hiiumaa Saar, in Estonia) e morм il
15 settembre 1921 a Novonikolaevsk (oggi Novosibirsk).
Le fonti "occidentali" invece lo fanno nascere il 29
dicembre 1885 in Austria, a Graz; per quanto riguarda la morte,
oscillano tra il 17 settembre e il 12 dicembre del 1921 e propongono
ora Novonikolaevsk ora Verkhne-Udinsk (Ulan Ude, tra la riva sudorientale
del Baikal e il confine mongolo). La famiglia di Roman Fлdorovich
(che tra l' altro era imparentata con quella del conte Hermann
Keyserling) nel corso dei secoli aveva prodotto cavalieri teutonici,
diplomatici, alchimisti e corsari; rivendicava origini tedesche
e ungheresi (addirittura unne!), ma si diceva anche che discendesse
da un nipote di Gengiz Khan che nel sec. XIII aveva cinto d' assedio
Buda. E appunto dal fondatore dell' impero mongolo Roman Fлdorovich
avrebbe ereditato
l' anello di rubino con la svastica, mentre secondo un' altra
versione glielo avrebbe consegnato il Qutuqtu, il Buddha Vivente
di Urga, terza autoritа nella gerarchia lamaista dopo il Dalai
Lama di Lhasa e il Panc'en Lama di Tashi-lhumpo. Compiuti gli
studi al Ginnasio di Reval, il Barone frequentт la scuola dei
cadetti di San Pietroburgo; nel 1909 trascorse un breve periodo
con un reggimento di cosacchi di stanza a Cita, in Transbaikalia,
poi si diresse verso la Mongolia. Qui, grazie all' affiliazione
buddhista che gli era stata trasmessa dall' avo paterno, Roman
Fлdorovich potй entrare in rapporto col Buddha Vivente. Nel 1911,
quando i Cinesi vengono cacciati dalla Mongolia e il Buddha Vivente
diventa Re del paese, il Barone riceve un posto di comando nella
cavalleria mongola.
In quel periodo, un oracolo sciamanico gli rivela che in lui
si dovrа manifestare una divina potenza guerriera. Nel 1912 Roman
Fлdorovich и in Europa. Allo scoppio del conflitto, abbandonando
Parigi per accorrere sotto i vessilli dello Zar, il Barone conduce
con sй una fanciulla di nome Danielle, la quale perirа in un naufragio
sul Baltico. Nel 1915 combatte in Galizia e in Volinia, riportando
quattro ferite e guadagnando due altissime onorificenze: la Croce
di San Giorgio e la Spada d' Onore. Nel 1916 и sul fronte armeno,
dove ritrova l' Atamano Semлnov, che aveva conosciuto in Mongolia.
Nell' agosto del 1917, dopo essere andato a Reval per organizzarvi
alcuni distaccamenti di Buriati da impiegare contro i bolscevichi,
Ungern raggiunge Semлnov in Transbaikalia; qui diventa il capo
di Stato Maggiore del primo esercito "bianco" e organizza
una Divisione Asiatica di Cavalleria (Asiatskaja konaja divisija)
in cui confluiscono mongoli, buriati, russi, cosacchi, caucasici,
perfino tibetani, coreani, giapponesi e cinesi. La Divisione Asiatica
di Cavalleria opera per tutto il 1918 nei territori orientali
della Siberia, tra il Baikal e la Manciuria. Dopo l' evacuazione
giapponese della Transbaikalia, la successiva occupazione cinese
della Mongolia e l' instaurazione di un soviet "mongolo"
sotto la direzione dell' ebreo Scheinemann e del pope rinnegato
Parnikov, il generale Ungern si dirige verso la Mongolia alla
testa dei suoi cavalieri. Il 3 febbraio 1921 investe Urga, costringendo
alla fuga la guarnigione cinese, facendo a pezzi un rinforzo nemico
di seimila uomini e spazzando via il soviet locale. Il Buddha
Vivente Jebtsu Damba, liberato dalla prigionia e reintegrato nel
suo regno, conferisce a Ungern, che d' ora in poi sarа Ungern
Khan, il titolo di "Primo Signore della Mongolia e Rappresentante
del Sacro Monarca". Il terzo gerarca del Buddhismo lamaista
riconosce in Ungern una cratofania procedente dal suo medesimo
principio spirituale. Ungern aveva dichiarato fin dal 25 febbraio
1919, alla Conferenza Panmongola di Cita, la propria intenzione
di restaurare la teocrazia lamaista, creando una Grande Mongolia
dal Baikal al Tibet e facendone la base di partenza per una grandiosa
cavalcata verso occidente, sulle orme di Gengiz Khan.
Il vero scopo di Ungern Khan non era infatti una pura e semplice
distruzione del potere sovietico, ma una lotta generale contro
il mondo nato dalla Rivoluzione Francese, fino all' instaurazione
di un ordine teocratico e tradizionale in tutta l' Eurasia. Ciт
spiega da un lato la scarsa simpatia di cui Ungern godette presso
gli ambienti "bianchi", dall' altro, il vivo interesse
che il suo progetto suscitт anche al di fuori delle cerchie lamaiste,
in particolare presso gli ambienti musulmani dell' Asia centrale.
Rivestendo la tunica gialla sotto il mantello di ufficiale imperiale,
alla testa di un' armata a cavallo che innalza come propria insegna
il vessillo con lo zoccolo e lo svastica, il 20 maggio del 1921
Ungern Khan lascia Urga e penetra in territorio sovietico presso
Troitskosavsk (Kiakhta), travolgendo le difese bolsceviche. Quindi
impartisce l' ordine apparentemente insensato di eseguire una
conversione verso occidente e poi verso sud, in direzione dell'
Altai e della Zungaria. La sua intenzione, secondo quanto lui
stesso dichiara al suo unico amico, il generale Boris Rjesusin,
и di attraversare il Hsin Kiang per raggiungere la fortezza spirituale
tibetana. "Egli - scrive Pio Filippani Ronconi- mosse solitario
verso una direzione che non aveva piщ rapporto con la realtа geografica
del luogo e militare della situazione, nel postremo tentativo,
non di salvare la vita, bensм di ricollegarsi, prima di morire,
con il proprio principio metafisico: il Re del Mondo" 10.
Il 21 agosto il predone calmucco Ja lama, dopo avere ospitato
Ungern nella propria yurta, lo consegna ai "partigiani dello
Jenisej" di P.E. Shcetinkin. Il generale Blьcher, comandante
dell' esercito rivoluzionario del popolo della repubblica dell'
Estremo Oriente e futuro Maresciallo
dell' URSS, cerca invano di convincerlo ad entrare nell' esercito
sovietico. Il 15 settembre Ungern viene processato a Novonikolaevsk
dal tribunale straordinario della Siberia. Riconosciuto colpevole
di aver voluto creare uno Stato asiatico vassallo dell' Impero
nipponico e di aver preparato il rovesciamento del potere sovietico
per restaurare la monarchia dei Romanov, и condannato a morte
per fucilazione. L' anello con la svastica sarebbe entrato in
possesso di Blьcher. Si dice che, dopo la fucilazione di quest'
ultimo, avvenuta nel 1936, esso sia passato nelle mani del Maresciallo
Zhukov.
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1- F. Ossendowski, Bкtes, Hommes et Dieux, Plon, Paris 1924.
2- Vladimir Pozner, Le mors aux dents, Denoлl, Paris 1937.
3- B. Krauthoff, Ich befehle. Kampf und Tragцdie des Barons
Ungern-Sternberg, Carl Schьnemann Verlag, Bremen 1938. Questo
libro, come pure quello di Pozner, rielabora i dati forniti da
un testimone: Essaul Makejev, Bog voiny, Baron Ungern
(Il dio della guerra, il Barone Ungern), Shangai 1926.
4- R. Guйnon, Rec. in Le Thйosophisme, Йditions Traditionnelles,
Paris 1978, pp. 411-414.
5- J. Evola, Rec. in Esplorazioni e disamine. Gli scritti
di "Bibliografia Fascista", vol. I, Edizioni all'insegna
del Veltro, Parma 1994, pp. 249-253.
6- Il Barone Ungern и anche uno dei personaggi principali
del romanzo di Hugo Pratt Corte Maltese.
Corte Sconta detta Arcana, Einaudi, Torino 1996.
7- J. Mabire, Ungern, le dieu de la guerre, Art et Histoire
d'Europe, Paris 1987.
8- R. Monteleone, Il quarantesimo orso, Gribaudo, Torino 1995.
9- L. Juzefovich, Samoderzhec pustyni (L'autocrate del deserto),
Ellis luck, Mockva 1993.
10- Pio Filippani Ronconi, Un tempo, un destino, "Vie
della Tradizione", n. 82, aprile-giugno 1991, p. 59.